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Parapsicologia, Scienze Occulte ed Esoterismo.

Introduzione alla Magia: la legge spirituale nel Mondo Naturale

Introduzione alla Magia: la legge spirituale nel Mondo Naturale

Aprile 4, 2022 by Rupzo Lascia un commento

Introduzione alla Magia, la legge spirituale nel Mondo Naturale. Che cosa è la magia? In che modo si può manifestare nel Mondo intorno a noi? Ne ho già parlato in altri articoli sul blog ma in questa sede sarò ancora più esaustivo.

« Nella nostra ricerca sono infatti adempiuti tutti i nostri desideri e otteniamo la vittoria su tutti i mondi ».

Khand. Upanishad
parabrahm-illusione

Ai piedi del disegno vi è una Sfinge addormentata, la cui parte su­periore (rappresentante i principi più elevati) è umana, mentre quella inferiore (simbolizzante i principi più bassi) è di natura animale. Essa sta sognando la soluzione del grande problema della costruzione del- l’Universo e della natura e del destino dell’Uomo, e il suo sogno as­sume la forma della figura che la sovrasta, rappresentante il Macroco­smo e il Microcosmo e le loro reciproche interazioni.

Al di sopra, intorno e dentro, senza inizio e senza fine, penetrando e pervadendo ogni cosa, dall’infinita e inimmaginabile periferia fino al centro invisibile e incomprensibile, vi è il Parabrahm, L’Assoluto non manifesto, la fonte suprema di ogni potere che si è manifestato e si manifesterà nel futuro come « cosa », mediante la cui attività il mondo è giunto all’esistenza, essendo proiettato dal potere della Sua volontà e immaginazione.

L’Omega (e l‘Alfa al centro) rappresenta il « Piglio », l’Assoluto che è divenuto manifesto come Logos Universale o Cristo, chiamato anche Buddhi, o sesto principio, la causa dell’inizio e della fine di ogni cosa creata. Esso è Uno con il « padre », essendo manifestato come una Tri­nità in una Unità, la causa di ciò che chiamiamo Spazio, Moto e So­ stanza. La sua più sublime manifestazione è l’àuto-coscienza, mediante la quale può giungere alla comprensione dell‘Uomo. L’uomo spirituale, la cui matrice è il suo stesso corpo fisico, trae nutrimento da questo principio spirituale universale cosi come il feto fisico viene alimentato dal grembo della madre, mentre la sua anima è formata dalle influenze astrali o anima del mondo.

Dal Logos Universale procede la « Luce invisibile » dello Spirito, la Verità, la Legge e la Vita, pervadendo e penetrando il Cosmo e dive­ nendo manifesta nell’animailluminatadell’Uomo, mentre la luce visi­ bile della Natura è solo il suo aspetto o modalità di manifestazione più materiale, nello stesso senso in cui il sole visibile è ilriflesso del suo prototipo divino, l’invisibile centro di potere o grande Sole spirituale.

Il cerchio con i dodici segni dello Zodiaco, racchiudendo lo spazio in cui sono rappresentati i pianeti appartenenti al nostro sistema so­ lare, simbolizza il Cosmo, colmo delle influenze planetarie che pervadono la Luce astrale, e che sono causate dall’interazione delle emanazioni astrali dei corpi cosmici e dei loro abitanti.

L’attività nel Cosmo è rappresentata dai triangoli intrecciati. I due esterni simbolizzano i grandi poteri di creazione, conservazione e distru­zione di Brahma, Vishnu e Siva, che agiscono sugli elementi del Fuo­ co, dell’acqua e della Terra, cioè sui principi originali dai quali sono prodotte le forme e le sostanze materiali eteree, fluide e solide.

I due triangoli intrecciati interni si riferiscono piu specificamente al­ lo sviluppo dell’Uomo. B, C e D indicano la Conoscenza, il Conoscente e il Conosciuto, la cui trinità costituisce l’Auto-conoscenza. E, F e G rappresentano l’Uomo Fisico, l’Uomo Interiore o Eterico e l‘Uomo Spi­rituale. Il centro rappresenta il divino Atma, essendo identico al Logos Universale. Questo, come l’altro, è una Trinità in una Unità (delle tre A intrecciate, solo una è disegnata chiaramente nella figura).

È il seme spirituale piantato nell’anima dell’uomo, attraverso la cui crescita viene conseguita la vita immortale. La sua luce è la Rosa della Croce che è formata mediante la Sapienza e il Potere. Ma sotto al tutto vi è il regno dell‘Illusione, dei pensieri più grossolani e più pesantemente materializzati, che affonda nelle Tenebre e nella Morte, dove essi si decompongono e si putrefanno, e si riducono nuovamente negli elementi dai quali è costituito l’Universo.

« Non vi è religione superiore alla verità »

Anonimo.

Comunque l’antica o moderna ignoranza possa avere frain­teso la parola Magia, il suo unico e autentico significato è quello di Somma Scienza o Sapienza, fondata sulla conoscenza e sull’esperienza pratica.

Se dubitate dell’esistenza della Magia e desiderate un’illu­strazione pratica di essa, aprite gli occhi e guardatevi intorno. Osservate il mondo, gli animali e gli alberi e chiedetevi se essi possono essere giunti all’esistenza per un potere diverso dal potere magico della natura. Il potere magico non è sovranna­turale, se con tale termine si vuole intendere un potere che è esterno, al di là o localmente al di sopra della natura. Sup­ porre l’esistenza di un tale potere è una assurdità e una super­stizione, contraria a tutta la nostra esperienza, poiché vediamo che ogni organismo, vegetale o animale, cresce per l’azione di forze interne che agiscono esternamente, e non per l’aggiunta alla propria sostanza di qualcosa di estraneo. Un seme non diviene un albero, né un bambino un uomo, perché una qual­ che sostanza è stata aggiunta al suo organismo da un agente esterno, come una casa che viene costruita ponendo un mattone sopra l’altro; gli esseri viventi, invece, crescono per azione di un potere interiore, agente da un centro entro la forma. Verso questo centro fluiscono le influenze giungenti dal deposito uni­ versale della materia e del movimento e da esso si irradiano nuovamente verso la periferia, svolgendo quel lavoro che viene a costituire l’organismo vivente.

Ma cos’altro può essere un tale potere se non spirituale, poiché penetra fino al centro delle cose materiali? Esso agisce secondo una legge e costituisce gli organismi in base a un cer­ to ordine ed è quindi superiore a una cieca forza meccanica. Non può essere una semplice forza meccanica, poiché sappia­ mo che essa viene meno appena l’impulso che l’ha originata cessa di agire, mentre la corrente della vita è inesauribile e so­ lo le forme in cui si manifesta vengono a morte. Non può trattarsi di una forza chimica, poiché l’azione chimica si in­terrompe quando è avvenuta la combinazione chimica delle so­ stanze in questione. Deve essere quindi un potere vivente e, dato che la vita non può costituire il prodotto di una forma morta, non può trattarsi d’altro che del potere dell’Unica Vi­ta, agente entro i centri vitali delle forme.

La natura è un Mago e tale è ogni pianta, animale o uo­ mo che impiega i propri poteri inconsciamente e istintivamen­ te per produrre il proprio organismo; in altre parole, ogni es­ sere vivente è un organismo in cui è attivo il potere magico dello spirito nella natura. Se un uomo dovesse conseguire la conoscenza di come controllare questo potere vitale, impiegan­ dolo consciamente invece di sottomettersi inconsciamente alla sua influenza, allora egli sarebbe un Mago e potrebbe guidare i processi della vita nel proprio organismo e forse in quello di altri esseri.

Ora la domanda è la seguente: ogni uomo.è in grado di ottenere un tale controllo sui processi della vita? La risposta a tale problema dipende da ciò che si intende per « uomo ». Se per « uomo » si indica un animale intellettuale, quale ogni giorno ne incontriamo per la strada, allora la risposta è nega­tiva per la grande maggioranza degli uomini e delle donne del­ la nostra attuale generazione, compresi i massimi luminari del­ la scienza, in quanto essi non conoscono assolutamente nulla della loro natura interiore o del potere universale dell‘Unica Vita, e spesso non hanno neppure deciso se credere o meno nell’esistenza della propria anima.

Non sono in grado né di vederla né di percepirla oggettivamente, e quindi non sanno che farne.

Ma se per « uomo » intendete quel principio intelligente che è attivo entro l’organismo dell’uomo e ne fa un essere uma­ no appunto, e mediante la cui azione egli diviene un essere di­ stinto e superiore agli animali, in forma sia umana sia bestiale, allora la risposta alla nostra domanda è positiva, in quanto il potere divino che agisce entro l’organismo dell’uomo è quello stesso e identico che opera entro il centro della natura. Si trat­ ta di un potere interiore che appartiene all’autentico Io del­ l’uomo, cosi che se questo riesce a conoscere tutti i poteri che appartengono alla sua costituzione essenziale e sa come usarli, allora può passare da uno stato passivo a uno attivo, impie­ gandoli egli stesso.

Per quanto possa apparire assurdo, costituisce una conse­ guenza logica, tratta dalle fondamentali verità circa la costitu­ zione dell’uomo, il fatto che, se questi potesse controllare il po­ tere universale della vita agente entro di sé, egli potrebbe pro­ lungare la vita del suo organismo a proprio piacimento. Se fosse capace di tale controllo e conoscesse tutte le leggi della sua natura, egli potrebbe renderla densa o vaporosa, concen­ trarla in un piccolo punto o espanderla, si da occupare un grande spazio. In realtà la verità è più strana della fantasia e possiamo osservarla solo se riusciamo a sollevarci al di so­ pra dei nostri ristretti concetti e pregiudizi, che abbiamo ere­ ditato e acquisito mediante l’educazione e l’osservazione trami­ te i sensi.

Le cose più curiose accadono continuamente in natura e non attraggono per nulla la nostra attenzione. Non ci sembrano strane, sebbene non le comprendiamo, semplicemente perché sia­ mo abituati a vederle ogni giorno. Chi sarebbe tanto « stolto » da credere che un albero possa crescere da un seme, dato che nel seme evidentemente non vi è alcun albero, se la sua espe­ rienza non gli avesse detto che, malgrado tutte le argomenta­ zioni in contrario, una pianta cresce dal seme? Chi crederebbe che un fiore sia in grado di spuntare su una pianta, se non lo avesse visto, poiché l’osservazione e la ragione da sole mo­ strerebbero che non vi è alcun fiore sullo stelo? Eppure, il fiore sboccia, e non si può affermare il contrario.

Ovunque in natura è manifesta l’azione di una legge spiri­tuale e universale, ma non riusciamo a scorgere tale legge stes­sa. In ogni dove assistiamo alle manifestazioni della sapienza, ma quanti cercano l’origine di essa nel proprio cervello, si sfor­zeranno invano.

L’arte della Magia consiste nell’impiegare agenti invisibili o cosiddetti spirituali per ottenere certi risultati visibili. Tali agenti non sono necessariamente entità invisibili, vagolanti nel­ l’etere, pronte a giungere dietro il comando di chiunque abbia appreso certi incantesimi e date cerimonie; si tratta invece per 10 piu delle invisibili eppure potenti influenze delle Emozioni e della Volontà, dei desideri e delle passioni, del pensiero e dell’immaginazione, dell’amore e dell’odio, della Speranza e del timore, della fede e del dubbio, eccetera, eccetera. Essi sono i poteri di quella che viene definita l’Anima; vengono impiegati

ovunque e da chiunque ogni giorno, consciamente e inconscia­ mente, volutamente o involontariamente. Quanti non sanno con­ trollare tali influenze o resistere a esse, ma sono guidati da queste, vengono a costituire degli strumenti passivi, dei « me­dium » o mezzi attraverso i quali tali poteri invisibili agiscono, rendendoli talvolta degli schiavi recalcitranti; ma quanti sono in grado di guidare e indirizzare tali influenze acquisendo il controllo su se stessi, sono, in proporzione alle proprie capa­

cità di controllo, attivi e potenti e veri Maghi, che possono impiegare i propri poteri per il bene o il male. Vediamo, quin­ di, che con l’eccezione delle persone irresponsabili, chiunque sia in possesso di una certa forza di volontà, se riesce a eser­ citarla, è un mago attivo: un mago bianco, se usa tali poteri per il bene, e un mago nero se li impiega a scopi malvagi.

In Oriente esistono alcune persone, come pure in Occiden­ te, per mezzo delle quali vengono prodotte imprese straordina­ rie, solitamente classificate come atti di « Magia », ma non ne consegue naturalmente il fatto che esse siano Maghi consapevo­ li. Ciò dimostra semplicemente che il potere agente attraverso 11 loro organismo è di natura magica, ma il supposto « Mago » può essere solo lo strumento mediante il quale potenze intel­ ligenti invisibili eseguono tali imprese, mentre egli può ignorare del tutto la natura di tali potenze.

Noi tutti non possiamo onestamente affermare di possedere la vita, poiché essa non ci appartiene e non possiamo control­larla o monopolizzarla. Possiamo solo affermare senza arrogan­za e presunzione di essere strumenti attraverso i quali l’univer­sale Unica Vita si manifesta nella forma di un essere umano. Siamo tutti dei Medium, attraverso i quali agisce l’Unica Vita. Solo quando conosciamo il nostro Io e possiamo controllare il principio vitale entro di noi, possiamo divenire i nostri stes­si Maestri.

Colui che pensa di possedere di per sé ogni potere, è uno stolto, poiché tutti i poteri gli vengono prestati dalla natura o, più esattamente, da quell’eterno potere spirituale che opera dal e nel centro della natura e che gli uomini hanno chiamato « Dio », poiché hanno compreso che è la fonte di ogni bene, la sola Realtà entro l’universo e ogni essere.

Nessuno negherà che l’Uomo, oltre ad avere capacità fisiche, è anche temporaneamente dotato di energie mentali e anche spi­ rituali. Noi amiamo, rispettiamo od obbediamo a una persona, non in conseguenza della sua superiore forza fisica, ma in base al suo valore intellettuale e morale, oppure perché siamo affa­ scinati da qualche sua reale o immaginaria autorità, che credia­ mo essere in suo possesso. Un re o un vescovo come persone possono non avere più forza fisica del loro lacchè o maggior­ domo e devono farsi riconoscere per essere obbediti; un capi­ tano può possedere la corporatura più debole di tutta la sua compagnia, eppure i soldati eseguono i suoi ordini. Amiamo la bellezza, l’armonia e la sublimità non a causa della loro utilità a scopi materiali, ma perché esse soddisfanno un corrispondente senso interiore, che non appartiene al piano fisico; la civiltà avanza più per le influenze morali e intellettuali che per la forza delle sue baionette, ed è vero che alla nostra epoca la penna è più potente della spada.

Che cosa sarebbe un mondo privo del potere magico del­ l’amore per la bellezza e l’armonia? Come apparirebbe un mon­ do modellato secondo i moduli della scienza moderna? Un mon­ do in cui il potere universale della verità non fosse riconosciu­ to, non potrebbe essere altro che un mondo di maniaci, colmo di allucinazioni. In esso l’arte e la poesia non potrebbero esi­ stere, la giustizia diverrebbe una convenienza, l’onestà sarebbe equivalente all’imbecillità, essere leali sarebbe sciocco, e l’idolo dell’« Io » verrebbe a costituire l’unica divinità degna di con­ siderazione,

Si può affermare che la Magia sia quella scienza che tratta con i poteri mentali e morali dell’uomo, mostrando quale con­ trollo egli possa esercitare su di sé e sugli altri. Al fine di studiare i poteri dell’uomo è necessario investigare che cosa egli sia e in che relazione si trovi con l’universo; una tale ricerca, se condotta in modo adeguato, mostrerà che gli elementi com­ ponenti l’uomo essenziale sono identici a quelli che si riscon­trano nell’universo, cioè che l’universo è il Macrocosmo e l’uo­ mo, la sua vera copia, il Microcosmo.

L’uomo microcosmico e il Macrocosmo della natura sono una cosa sola. Come sarebbe possibile che il Macrocosmo contenes­ se qualcosa non presente nel Microcosmo o che l’uomo posse­ desse entro il proprio organismo un alcunché non riscontrabile nel più grande corpo della natura? L’uomo è il figlio della natura, e nella sua costituzione non vi può essere nulla che non provenga dal suo padre e dalla sua madre eterni. Se l’organiz­ zazione dell’uomo contenesse qualcosa di non naturale, egli sa­ rebbe un mostro e la natura lo rigetterebbe. Ogni cosa conte­ nuta in natura può essere ritrovata nell’organismo umano ed esiste in esso in forma germinale o sviluppata, latente o attiva, e può essere percepita da chi possiede il potere dell’autoco­ noscenza.

Siamo nati in un mondo in cui ci troviamo circondati da oggetti fisici. Sembra esservi ancora un altro mondo, soggetti­ vo, entro di noi, in grado di ricevere e trattenere le impres­ sioni da quello esterno. Ognuno è in se stesso un mondo, in rapporto con uno spazio diverso da quello dell’altro. Ognuno ha i suoi giorni sereni e le sue notti oscure, che non sono regolati dall’alternarsi dei giorni e delle notti dell’altro, e ha le sue nuvole e le sue tempeste, le sue forme e i suoi moduli particolari.

Quando cresciamo, ascoltiamo gli insegnamenti della scien­ za per cercare di appurare l’autentica natura di questi mondi e le leggi che li governano, ma la scienza fisica riguarda solo le forme e queste sono in perpetuo cambiamento. Essa offre solo una parziale soluzione dei problemi del mondo oggettivo e ci lascia quasi interamente all’oscuro a riguardo del mondo sog­ gettivo. La scienza moderna classifica i fenomeni e descrive gli eventi, ma la descrizione di come avviene un evento non è sufficiente a spiegarlo. Lo scoprire delle cause, che sono in se stesse gli effetti di cause primarie sconosciute, equivale a sfuggire a una difficoltà sostituendola con un’altra. La scienza descrive alcuni degli attributi delle cose ma le sono ignote le cause prime che portarono all’esistenza tali attributi, ed esse rimarranno tali finché i suoi poteri di percezione non penetre­ ranno nell’invisibile.

Oltre all’osservazione scientifica sembra esservi ancora un altro modo per conoscere il lato misterioso della natura. I mae­ stri religiosi del mondo affermano di aver sondato le profon­dità che gli scienziati non possono raggiungere. Molti suppon­gono che le loro dottrine siano state ricevute mediante una qualche rivelazione divina o angelica, procedendo da un Essere esterno supremo, infinito, onnipresente, ma tuttavia personale e quindi limitato, la cui esistenza non è mai stata dimostrata. Sebbene l’esistenza di un tale essere sia per lo meno dubbia, pure gli uomini di tutto il mondo si sono prostrati atterriti dinanzi ai suoi presunti ordini, pronti a prendersi alla gola re­ciprocamente a un suo comando, e disposti a spendere il pro­prio denaro, la propria vita e perfino il proprio onore in fa­ vore di quanti sono considerati i confidenti o i rappresentanti di un dio. Uomini e donne arrivano a rendersi miserevoli e infelici allo scopo di ottenere una qualche ricompensa in un’al­ tra vita. Alcuni sprecano la propria vita nell’anticipazione delle gioie di un’esistenza che non sanno se esista o meno; altri muoiono per il timore di perdere ciò che non possiedono. Mi­ gliaia di persone sono impegnate a insegnare ad altre ciò che esse stesse non sanno e, malgrado un vasto numero di sistemi religiosi, sulla Terra vi è attualmente una religiosità relativa­ mente scarsa.

Il termine Religione deriva dalla parola latina religare, che può essere correttamente tradotta « legare o porre in relazio­ ne ». La religione, nel senso autentico del termine, costituisce quella scienza che esamina il legame esistente fra l’uomo e la causa da cui ha tratto origine o, in altre parole, la relazione fra l’uomo e Dio, poiché l’autentico significato del termine « Dio » è Causa Prima Suprema, mentre la Natura è l’effetto della sua manifestazione. La vera religione è quindi una scien­ za molto superiore a quella fondata sulla semplice percezione sensoriale, ma non può entrare in conflitto con ciò che è vero per la scienza. Solo ciò che è falso nella scienza può opporsi a quanto è vero in religione, e quanto è falso in religione con­ trasta con le verità della scienza. La vera religione e la vera scienza in ultima analisi sono una sola cosa, egualmente vera; una religione che si fissa su illusioni e una scienza illusoria so­ no egualmente false, e quanto maggiore è l’ostinazione con cui aderiscono alle loro illusioni, tanto più pernicioso sarà il loro effetto.

Dovrebbe essere fatta una distinzione fra « religione » e « re­ ligiosismo », fra « scienza » e « scientismo », fra « mistica » e « misticismo ».

L’aspetto superiore della Religione è praticamente l’unione dell’uomo con la Causa Prima Suprema, da cui è stata emanata al principio la sua essenza.

Il suo secondo aspetto insegna teoricamente le relazioni esi­ stenti fra la Grande Causa Prima e l’Uomo; in altre parole, le relazioni fra Macrocosmo e Microcosmo.

Nel suo aspetto inferiore di religiosismo consiste nell’adu­ lazione di forme morte, nella venerazione di feticci, in tentati­ vi inutili di entrare nel favore di qualche divinità immaginaria, di persuadere « Dio » a mutare il suo parere, cercando di ot­ tenere alcuni benefìci che non sono in accordo con la giustizia.

La Scienza nel suo aspetto superiore è l’autentica conoscen­ za delle leggi fondamentali della Natura ed è quindi una scien­ za spirituale, fondata sulla conoscenza dello spirito entro il proprio Io.

Nel suo aspetto inferiore è una conoscenza di fenomeni este­ riori e delle cause secondarie o superficiali che li producono e vengono scambiate erroneamente dal nostro moderno scienti­ smo come cause finali.

Lo scientismo, nella sua manifestazione più infima, è un si­ stema di osservazioni e di classificazioni delle apparenze este­ riori, le cui cause ignoriamo del tutto.

Il religiosismo e lo scientismo sono continuamente soggetti a cambiamenti. Essi sono stati creati da illusioni e muoiono quando queste sono superate. La vera scienza e la vera reli­ gione sono una cosa sola e, se realizzate in pratica, esse for­ mano, con la verità in esse contenuta, la piramide a tre lati, le cui fondamenta sono sulla terra, e il cui vertice raggiunge il regno dei cieli.

La Mistica nel suo autentico significato è conoscenza spiri­ tuale, cioè la conoscenza da parte dell’anima delle cose spiritua­ li e « supersensoriali », percepite dai poteri spirituali dell’ani­ ma stessa. Questi poteri sono in germe contenuti in ogni or­ ganizzazione umana, ma solo poche persone li hanno sviluppati in modo sufficiente da renderli di uso pratico.

Il Misticismo appartiene alle speculazioni vaporose del cer­vello. Costituisce una ricerca perenne di illusioni, un desiderio di spiare i misteri divini che la mente materiale non può com­ prendere, un tentativo di soddisfare le curiosità riguardanti ciò che un animale non dovrebbe conoscere. È il regno delle fanta­ sie, dei sogni, il paradiso del visionario e delle sciocchezze spi­ritistiche di ogni genere.

Ma cosa sono la vera religione e la vera scienza?

Senza dubbio esiste una precisa relazione fra l’Uomo e la causa che chiamò l’umanità all’esistenza, cosi che la vera religione o la vera scienza devono essere ciò che insegna i termini autentici di tale relazione. Se diamo un’occhiata superficiale ai vari si­stemi religiosi del mondo, scopriamo che sono tutti in evidente contraddizione fra di loro. Troviamo una grande massa di ma­nifeste superstizioni e di assurdità avvolte intorno a un granel­lo di qualcosa che potrebbe essere vero. Ammiriamo l’etica e le dottrine morali del nostro sistema religioso preferito e inse­riamo nel nostro bagaglio i suoi rifiuti teologici, dimenticando che l’etica di quasi tutte le religioni è fondamentalmente la stes­sa e che le scorie che la circondano non sono la vera religione. È evidentemente un’assurdità credere che un sistema possa es­ sere vero, se non contiene la verità. Ma è egualmente chiaro

che un qualcosa non può essere vero e falso nello stesso tempo. La verità non può che essere una sola. La verità non cam­ bia mai, siamo noi a mutare e cosi facendo rendiamo diversa

la nostra concezione della verità. I vari sistemi religiosi del mondo non possono essere prodotti innaturali. Essi sono tutti il risultato naturale dell’evoluzione spirituale umana su questa terra e differiscono solo in quanto le condizioni del loro mani­ festarsi erano diverse al momento del loro inizio, quando la loro scienza era stata artificialmente costruita mediante i fatti raccolti tramite l’osservazione esterna. Ogni essere umano intel­ lettuale, tranne quello accecato dai pregiudizi, riconosce il fatto che ogni grande sistema religioso del mondo contiene alcune verità che per intuizione sa essere vere; e poiché vi può es­ sere una sola verità fondamentale, cosi tutte queste religioni sono rami dello stesso albero, anche se le forme in cui la verità si manifesta non sono tutte simili. La luce del sole è ovunque la medesima, solo la sua intensità varia a seconda del luogo. In una zona provoca la crescita delle palme, in un’altra quella del muschio; ma vi è un solo Sole nel nostro sistema. I processi che avvengono sul piano fisico trovano la loro ana­

logia nel regno spirituale, poiché vi è una sola Natura, una sola Legge.

Se una persona disputa con un’altra circa opinioni religio­se, essa non può possedere la vera religione, né può essere de­positaria dell’autentica conoscenza, poiché la vera religione è la comprensione della verità. La sola vera religione è la reli­gione dell’Amore universale, il riconoscimento del proprio di­ vino Io universale. L’Amore è un elemento della Sapienza di­vina e non vi può essere sapienza senza amore. Ciascuna spe­cie di uccelli sugli alberi intona un canto diverso, ma il prin­cipio che li induce al canto è lo stesso in tutti. Essi non li­tigano fra di loro perché l’uno canta meglio degli altri. Inoltre, le dispute religiose, con le animosità che ne derivano, sono le cose più inutili al mondo, poiché nessuno può combattere le tenebre con un bastone: il solo modo per sconfiggere l’oscu­rità consiste nell’accendere una luce, per cui l’unica via per disperdere l’ignoranza spirituale è il lasciare risplendere in ogni cuore la luce della conoscenza proveniente dal centro dell’amore.

Tutte le religioni sono fondate su una verità interiore ma possiedono ornamenti esterni che variano in carattere a se­conda dei diversi sistemi; comunque, tutte hanno lo stesso fon­damento di verità e se confrontiamo i vari sistemi fra di loro, andando al di sotto della superficie della forma esterna, sco­priamo che questa verità è sempre la medesima ovunque. In esse, la verità è stata nascosta sotto un linguaggio più o meno allegorico, poteri impersonali e invisibili sono stati personificati e rappresentati in immagini scolpite di legno o di pietra, e il privo di forma e il reale è stato ritratto in forme illusorie. Queste forme, letterarie o pittoriche, costituiscono il mezzo mediante il quale la verità può essere portata all’attenzione della Mente non matura. Esse sono, per i fanciulli cresciuti di tutte le nazioni, l’equivalente dei libri di figure per i bambini pic­coli non ancora in grado di leggere, per cui il privare tali fanciulli cresciuti delle loro immagini prima che siano in gra­do di leggere entro il proprio cuore, sarebbe altrettanto irra­gionevole quanto togliere i libri di figure ai bambini e chiedere loro di leggere volumi stampati, che non possono ancora com­ prendere.

Le storie contenute nella Bibbia e in altri libri religiosi sa­rebbero ben poco interessanti e significative se gli eventi per­sonali descritti in essi si riferissero semplicemente a certi fatti accaduti nella vita di individui particolari vissuti migliaia di anni fa, la cui biografia non può interessare seriamente nessu­no di noi moderni. Cosa ci importa ora degli affari di fami­ glia di uomini chiamati Adamo o Abramo? Perché dovremmo essere interessati al numero di figli legittimi o illegittimi dei Patriarchi Ebrei, e al loro susseguente destino? Che cosa ci importa se un uomo di nome Giona fu gettato in acqua e ingoiato da una balena? Ciò che accade attualmente nei vari paesi europei è più interessante e importante per noi che non conoscere ciò che si verificò alla corte di Zerubabel o di Nabuccodonosor.

Ma fortunatamente per la Bibbia e, se solo sappiamo come leggerla, anche per noi, le storie in essa contenute non sono assolutamente semplici narrazioni di persone vissute tanto tem­ po fa, ma si tratta di allegorie e di miti sempre dotati di un significato molto profondo, di cui i nostri esegeti della Bibbia, come pure i nostri critici di essa, solitamente sanno ben poco.

Gli uomini e le donne dell’antico e del nuovo « testamen­ to » sono molto più di semplici persone che sarebbero esistite in una data epoca. Essi sono le personificazioni di forze spi­ rituali eternamente attive, la cui esistenza non è neppure cono­ sciuta dalla scienza fisica. Le loro storie offrono un resoconto della loro azione, delle loro interrelazioni con il Macrocosmo e con la sua controparte del Microcosmo; esse insegnano la sto­ ria dell’evoluzione dell’umanità nel suo aspetto spirituale.

Se i nostri filosofi naturali studiassero la Bibbia e gli anti­ chi libri religiosi dell’Oriente nei loro aspetti esoterici e spiri­ tuali, essi potrebbero apprendere molte cose che desiderano sa­ pere. Potrebbero imparare a scoprire quali sono i veri poteri dell’« Uomo Interiore » ancora addormentato, poteri che sono necessari per produrre i fenomeni occulti a volontà; potrebbero trovare le istruzioni per trasformare il piombo o il ferro in oro puro e gli animali in dèi.

Ma è una verità, su cui è fondata la legge naturale, il fat­ to che l’uomo non può vedere nuli’altro oltre ciò che esiste nella sua mente. Se egli chiude gli occhi, non vede nulla e se la sua mente è colma di illusioni, non avrà posto per la verità, e il più profondo dei simboli sarà un’immagine priva di significato per lui.

Se i nostri fanciulli, quelli grandi come quelli piccoli, guar­dassero solo le figure senza imparare il testo, molto probabil­mente giungerebbero a credere che le rappresentazioni pittoriche costituiscano le cose reali che sono intese a rappresentare; si abituerebbero a dimenticare che queste forme sono solamente illusioni e che le realtà informali non possono essere viste. È molto più facile credere piuttosto che pensare. I bambini non dovrebbero attardarsi sui loro libri di figure tanto da trascurare la loro educazione superiore. L’umanità ha superato l’in­fanzia nel ciclo presente e chiede ulteriore nutrimento intel­lettuale; l’età della superstizione è passata e la richiesta non è più di opinioni ma di conoscenza, e questa non può essere ottenuta senza sforzo. Se esaminiamo i vari sistemi religiosi, possiamo trovare una grande quantità di verità, ma non pos­siamo riconoscerla senza la conoscenza, e la conoscenza reale può essere ottenuta solo mediante l’esperienza pratica. L’opinio­ne espressa da una persona può far sorgere una convinzione in un’altra solo se corroborata da una esperienza simile o identi­ca da parte di quest’ultima. Un individuo può solo credere ve­ramente a ciò che conosce personalmente e può conoscere solo ciò che ha esperito lui stesso.

Vi è una grande differenza fra il credere alla verità e il conoscerla. Possiamo credere alla verità col nostro cuore, ma rifiutarla col cervello. In altre parole, possiamo sentire intuiti­ vamente la verità, ma non scorgerla intellettualmente. Se la no­ stra generazione attuale coltivasse la facoltà di conoscere la ve­ rità mediante il cuore, per poi esaminare con l’intelletto ciò di cui è venuta cosi a conoscenza, ben presto avremmo un migliore e piu felice stato sociale ovunque. Ma purtroppo nella nostra epoca le facoltà intellettuali respingono la verità del cuore. La scienza del cervello sopprime la conoscenza dell’ani­ ma e cerca di cogliere ciò che solo il cuore può raggiungere.

Gli uomini, invece di vivere nel santuario del tempio in cui dimorano, sono costantemente assenti da esso e abitano nel­ la soffitta sotto il tetto, cercando, attraverso la finestrina del­ l’abbaino, le teorie scientifiche e altre illusioni della vita. Essi stanno di vedetta notte e giorno, attenti a che nessuna illu­ sione di passaggio possa sfuggire alla loro osservazione, e, men­ tre la loro attenzione è assorbita da questi vani spettacoli, i ladri entrano in casa e nel santuario senza essere visti e por­ tano via i tesori. Allora, quando la casa è distrutta e appare la morte, l’anima fa ritorno al cuore e lo trova vuoto e deso­ lato, e tutte le illusioni che occupavano il cervello durante la vita, sfuggono via e l’uomo è lasciato davvero povero, poiché non ha mai percepito la verità nel suo cuore.

Scopo autentico di un sistema religioso dovrebbe essere quin­di l’insegnamento di un modo mediante il quale una persona può sviluppare il potere di percepire la verità entro di sé, senza riguardo per le opinioni altrui. Chiedere a qualcuno di credere nell’opinione espressa da un altro, rimanendo soddisfat­to di tale credenza, equivale a pretendere che resti ignorante, credendo a un altro individuo piu che alla propria esperienza. Un uomo privo di conoscenza non può avere alcun autentica convinzione, alcuna vera fede. Il suo adottare una particolare teoria o un dato sistema dipende dalle circostanze nelle quali è nato, o è stato allevato, o si è trovato. È probabile che accetti il sistema che i suoi genitori o i suoi vicini hanno ere­ditato o adottato, e se passa da un sistema a un altro, in generale, lo fa per puro sentimentalismo, o in base a conside­razioni egoistiche, aspettandosi un qualche beneficio per tale mutamento. Da un punto di vista spirituale, egli non otterrà nulla per tale cambio, poiché, per accostarsi alla verità, egli deve amare la verità per se stessa e non per un qualche per­sonale vantaggio che potrebbe derivarne; anche da un punto di vista intellettuale, egli guadagnerà ben poco o nulla dal passaggio da una superstizione a un’altra. Il solo modo in cui l’Uomo può sperare di arrivare alla verità, consiste nell’amare la verità perché essa è tale, liberando la propria mente da ogni pregiudizio e predilezione, cosi che la luce possa penetrarvi.

Che cos’è il religiosismo di oggi se non una religione della paura? Gli uomini non desiderano evitare il vizio, ma vogliono sfuggire alla punizione per essersi lasciati andare a esso. L’espe­ rienza insegna loro che le leggi della natura sono immutabili, ma nondimeno continuano ad agire contro la legge universale. Essi dichiarano di credere in un Dio che è incorruttibile, eppure implorano la sua assistenza se desiderano contravvenire alla sua stessa legge. Quando cresceranno fino a comprendere veramente che il solo Dio possibile è quel potere universale che agisce nella legge, che è esso stesso la legge dello spirito nella na­ tura e non può essere modificato? Spezzare la legge equivale a frantumare il Dio entro noi stessi e il solo modo per ot­ tenere il perdono dopo tale delitto consiste nel restaurare la su­ premazia della legge, creando un nuovo Dio entro di noi.

Può essere utile studiare le opinioni altrui e immagazzinar­ le nel libro della nostra memoria, ma non dovremmo credere che queste costituiscano l’auto-conoscenza. Anche gli insegna- menti del massimo Adepto del mondo, per quanto possano es­ sere impeccabili, valgono solo a istruirci, ma non a darci una vera conoscenza. Essi possono mostrare la via, ma noi stessi dobbiamo salire i gradini della scala. Se dovessimo riconoscere le regole altrui come la nostra meta finale, accettandole senza una ulteriore investigazione interna, ricadremmo ancora in un sistema di credenza in base all’autorità. La conoscenza dà for­ za, il dubbio paralizza la volontà. Un uomo che crede di non poter camminare, non vi riuscirà finché tale sarà la sua con­vinzione; una persona, invece, che sa per esperienza di poter comandare su se stessa, sarà capace di farlo. Colui che può controllare se stesso ha il dominio anche di ciò che è infe­riore a lui, poiché ciò che è in basso è controllato da ciò che è in alto, e non vi è nulla di più elevato dell’Uomo che ha raggiunto una perfetta conoscenza di Sé.

La conoscenza di Sé è identica all’Auto-conoscenza, cioè la conoscenza della propria Anima indipendente da ogni dogma o dottrina, quale che sia l’autorità esterna da cui essa deriva. Se studiamo gli insegnamenti di una qualche presunta autorità esterna a noi, nel migliore dei casi conosciamo quale sia l’opi­ nione di tale autorità nei confronti della verità, ma non giun­ giamo cosi, necessariamente, all’auto-conoscenza della verità. Se, per esempio, impariamo gli insegnamenti di Cristo su Dio, sia­ mo solo informati su ciò che egli sapeva o credeva di sapere, ma non possiamo conoscere Dio, a meno che non ci destia­ mo alla comprensione della presenza divina entro il nostro cuo­ re. La conoscenza anche del più saggio degli uomini, se comu­ nicataci, per noi non sarà altro che una opinione, finché non ne faremo esperienza entro noi stessi. Se non riusciamo a pe­ netrare entro l’anima dell’Uomo, non possiamo conoscere altro di lui se non la forma corporea; ma come potremmo pene­ trare entro l’anima di un altro finché non conosciamo la no­ stra? Quindi l’inizio di ogni autentica conoscenza è la conoscen­ za di Sé, quella dell’Anima, e non i vagabondaggi del cervello.

La scienza esterna conferisce una vera conoscenza dell’Uomo? La portata della sua capacità di osservazione è limitata al potere percettivo dei sensi fisici, assistiti da eventuali stru­ menti; essa non possiede alcun mezzo per investigare ciò che trascende i sensi fisici, non è in grado di penetrare nel tempio dell’invisibile, ma conosce solamente le forme esteriori in cui dimora la realtà. La scienza sa solamente ciò che l’uomo sem­ bra essere, ma non ciò che è, in quanto non conosce nulla dell’uomo essenziale e reale, e talvolta ne nega anzi l’esistenza. Invano ci volgeremo a essa per la soluzione del problema che fu proposto migliaia di anni fa dalla Sfinge egiziana.

I sistemi religiosi popolari offrono una qualche conoscenza dell’Uomo? La concezione che il teologo medio ha del miste­rioso essere chiamato Uomo è ristretta quanto quella del pro­fessore di scienza moderna. Egli considera l’uomo come un es­ sere personale, isolato dagli altri esseri personali, intorno alla cui personalità infinitamente piccola si incentra l’interesse dell’infinitamente grande.

Egli dimentica che i fondatori dei princi­pali sistemi religiosi insegnarono che l’uomo originale ed essen­ziale era un potere universale, che l’uomo reale è un com­ plesso e non può essere diviso, e che la forma personale del­ l’uomo è solo il tempio temporaneo in cui dimora lo spiri­to.

I fraintendimenti derivanti dall’ignoranza dell’autentica na­ tura dell’Uomo sono la causa del fatto che le opinioni religiose popolari dei teologi nei paesi cristiani e pagani sono fondate sull’egoismo, contrariamente allo spirito di ciò che insegna la vera religione. I « Cristiani » e i « Pagani » pretendono che un qualche beneficio sia conferito da qualche persona immaginaria a quella insignificante bolla di sapone chiamata « Io persona­ le », in questo mondo o nell’aldilà. Ognuna di queste nullità poco lungimiranti desidera essere salvata innanzitutto personal­ mente, mentre la salvezza degli altri è una questione seconda­ ria. Essi si attendono di ottenere qualche beneficio che non si meritano, di insinuarsi nel favore di qualche divinità personale, di perorare la propria causa dinanzi a Dio, di frodare il « dia­ volo » di ciò che gli è dovuto, e di contrabbandare le loro imperfezioni nel regno dei cieli.

II solo scopo ragionevole, che può avere qualsiasi sistema re­ligioso esteriore, consiste nell’elevare l’uomo da uno stato in­feriore a uno superiore, in cui possa formarsi una migliore concezione della sua autentica dignità come membro del genere umano. Se esiste una qualche possibilità di impartire all’uomo una conoscenza del suo vero Sé, le chiese sono i luoghi dove dovrebbe essere offerta tale conoscenza, ma per ottenere que­sto fine le affermazioni della verità dovrebbero dominare sulle pretese della forma, gli interessi della religione e quelli della « chiesa » dovrebbero non essere più due termini interscambia­bili, e la chiesa dovrebbe nuovamente essere fondata sulla roc­cia dell’auto-conoscenza, invece di sforzarsi di ottenere alcuni benefici personali ed egoistici in questo mondo o in un proble­matico aldilà.

Colui che è guidato da considerazioni egoistiche non può en­trare nel cielo, dove tali considerazioni personali non esistono. Colui che non si preoccupa del cielo ma si accontenta di dove è, è già in cielo, mentre lo scontento lo richiederà invano. L’es­ sere privi di desideri personali è la vera libertà e felicità.

Il “cielo” non è altro che uno stato in cui imperano la libertà e la felicità. L’uomo che compie delle buone azioni per la speranza di una ricompensa non è felice finché non consegue tale premio e, se esso viene ottenuto, la sua felicità cessa. Non possono esservi una tranquillità e una felicità permanenti se vi è da compiere ancora un qualche lavoro e la ricompensa dipen­de dall’esecuzione dei propri compiti.

Un individuo che compie un’opera buona per la speranza del premio, non è libero. È un servitore dell’io e opera per il bene di questo e non per quello del suo Dio. Non sarà, quindi, il potere di Dio a ricompensarlo, ma potrà aspettarsi un premio solo dal suo ambiente circostante temporaneo.

L’uomo che esegue atti malvagi, indotto da motivi egoi­stici, non è libero. Colui che desidera il male e viene tratte­ nuto dalla paura, non è padrone di sé. Chi riconosce il potere supremo dell’universo entro il proprio cuore, è divenuto li­bero. Colui la cui volontà è dominata dall’io personale è lo schiavo della sua persona, ma chi ha conquistato il cosiddetto “Io”, entra nella vita più elevata e diviene una potenza.

La scienza della Vita consiste nel sottomettere l’inferiore e nell’elevare il superiore. La sua prima lezione sta nel liberarsi dal proprio amore per se stessi, il primo angelo del male, o secondo Edwin Arnold:

«Il peccato dell’io che, nell’universo,
Come in uno specchio vede mostrato il proprio volto

amato, E gridando ” Io “, vorrebbe che il mondo dicesse ” Io “,

E ogni cosa perisce, se cosi egli continua »

Questo Io inferiore è una cosa irreale, composta da una quantità di Io illusori, di cui ciascuno ha le sue particolari pretese e le cui richieste crescono nella misura in cui le sod­ disfacciamo. Essi sono le forze semintellettuali dell’anima che la farebbero in pezzi se fosse permesso loro di crescere e che de­ vono essere sottomesse dal potere dell’autentico Signore, l’« Io » superiore, il Dio.

Questi « Io » sono gli Elementali, sui quali tanto è stato scritto nella letteratura occultistica. Essi non sono cose imma­ginarie, ma forze viventi, e possono essere percepiti da chi ha acquisito il potere di guardare entro la propria anima. Cia­scuna di tali forze corrisponde a qualche desiderio animale, e se le viene permesso di crescere, viene simbolizzata dalla for­ ma dell’essere che corrisponde alla sua natura. All’inizio esse sono sottili e impalpabili, ma se si indulge al desiderio loro corrispondente, divengono sempre più dense entro l’anima e, nutrite dalla volontà, acquistano una grande forza quando il nostro desiderio si tramuta in passione. Gli Elementali mino­ri vengono assorbiti dai maggiori, i piccoli desideri vengono sussunti da quelli più forti, finché forse alla fine rimane una sola Passione Principale, un solo potente Elementale. Essi for­ mano i temuti Abitanti della Soglia, che custodiscono il giar­dino del paradiso dell’anima. Essi sono descritti come in pos­sesso della forma di serpenti e tigri, maiali, lupi insaziabili, eccetera, ma poiché sono spesso il risultato di un miscuglio di elementi umani e animali, non mostrano solamente forme ani­ mali, ma spesso appaiono come belve con un capo umano o come uomini con membra animali. Essi si presentano sotto una varietà infinita di forme, poiché esiste una enorme varietà di correlazioni e di interrelazioni fra lussuria, avarizia, cupidigia, amore sensuale, ambizione, codardia, paura, terrore, odio, orgo­glio, vanità, autoinganno, stupidità, voluttuosità, egoismo, gelo­ sia, invidia, arroganza, ipocrisia, astuzia, sofisticheria, imbecilli­ tà, superstizione, e via di seguito.

Tali Eiementali dimorano nel regno dell’anima dell’uomo finché questo vive e crescono forti e grassi, poiché si nutro­ no del suo principio vitale e sono alimentati dalla sostanza dei suoi pensieri. Essi possono addirittura divenire per lui ogget­ tivi, se durante un parossismo di paura o in conseguenza di qualche malattia viene loro permesso di uscire dalla propria sfera. Essi non possono venire uccisi da cerimonie pie, né scac­ ciati dalle esortazioni di un sacerdote; possono essere distrutti solo dal potere della Volontà spirituale dell’uomo divino, che li annichila, come la luce mette in fuga le tenebre, o come un lampo sembra squarciare le nubi.

Solo coloro che hanno ridestato la propria coscienza spi­rituale divina, possono avere tale volontà spirituale, di cui nul­la sa il non rigenerato. Ma coloro che non sono ancora tanto progrediti, possono far morire lentamente gli Elementali, pri­vandoli del cibo di cui hanno bisogno, cioè non desiderando la loro presenza o non godendo di essa, non offrendo alla loro esistenza il consenso della volontà. Essi cominceranno allora a svanire, a indebolirsi, a morire e a putrefarsi come un mem­bro del corpo andato in cancrena. Una linea di demarcazione si formerà nel corpo-anima dell’uomo e vi potrà essere « in­fiammazione » e sofferenza. Un processo, simile a quello che si verifica nelle parti cancrenose di un organismo fisico, fa si che alla fine la putrida carcassa dell’Elementale si distacchi e si dissolva.

Queste descrizioni non sono fantasie o allegorie. Theophra­ stus Paracelsus, Jacob Poehme e molti altri autori di Occul­ tismo scrissero a tal proposito e una dovuta considerazione del­ le loro dottrine potrà spiegare molti fatti menzionati nella sto­ ria della stregoneria e nelle leggende delle vite dei santi.

Ma non esistono solamente germi animali entro il regno dell’anima dell’uomo. In ogni costituzione umana esistono an­ che i semi che vengono a costituire uno Shakespeare, un Wash­ ington, un Goethe, un Voltaire, un Buddha o un Gesù di Nazareth. Vi sono anche i germi che potranno produrre un Nerone, una Messalina o un Torquemada; e ciascuno di essi ha il potere latente di svilupparsi, assumere una forma e in­ fine trovare la propria espressione e il proprio riflesso nel cor­ po esteriore, per quanto lo permetterà la densità degli atomi materiali, che sono lenti a trasformarsi. Poiché ogni carattere corrisponde a una forma e ogni forma a un carattere.

Il microcosmo dell’uomo è un giardino in cui cresce ogni tipo di piante viventi. Alcune sono velenose, altre sono be­nefiche. Dipende dall’uomo decidere quali semi desidera svilup­ pare fino all’albero adulto, e tale albero sarà lui stesso.

Per eseguire il compito di divenire spirituale, non è neces­sario essere un misantropo e ritirarsi in una giungla, alimen­tandosi dei prodotti della propria immaginazione morbosa; le angustie provocate dalle piccole preoccupazioni di ogni giorno costituiscono la scuola migliore per esercitare la forza di vo­lontà di quanti non hanno ancora conseguito il dominio sul proprio Io. « Rinunciare alle vanità del mondo » non significa considerare con disprezzo il progresso del mondo, restare igno­ranti nella matematica e nella logica, non interessarsi al benes­sere dell’umanità, evitare i doveri della vita o trascurare la propria famiglia. Un tale procedimento otterrebbe esattamente il risultato opposto di quello desiderato: aumenterebbe l’amore egoistico e indurrebbe l’anima a limitarsi su un piccolo cen­tro di interesse invece di espandersi per tutto il mondo. Dob­biamo prima raggiungere un certo stato, per poi poterlo su­perare. Un misantropo non è in grado di conseguire l’amore di Dio, se non riesce prima ad amare l’umanità. « Rinunciare al proprio Io » significa conquistare il senso della personalità e liberare il proprio Io dall’amore per le cose che la persona­ lità desidera.

Significa « vivere nel mondo, ma non esservi at­ taccato », sostituire all’amore personale quello universale e con­siderare gli interessi della comunità superiori a quelli personali. La rinuncia a quell’io che è solo una maschera, è necessaria­ mente seguita dalla crescita spirituale. Dimenticando il nostro Io personale, attribuiamo minore importanza alle personalità, al­ le cose e ai sentimenti personali. Cominciamo a considerare noi stessi non più come entità permanenti, immutabili e inalterabili, isolate fra altre entità individuali e separate da esse da involu­cri impenetrabili, ma bensì come manifestazioni di un potere infinito, che abbraccia tutto l’universo, le cui forze sono con­ centrate e focalizzate nei corpi che occupiamo temporaneamen­te, entro i quali fluiscono e dai quali continuamente irradiano i raggi di una infinita sfera di luce, la cui circonferenza è in­ finita e il centro è ovunque.

La sola vera Legge, la Religione dell’Amore Universale di Dio per tutti gli Esseri, dipende dal riconoscimento e dalla comprensione di tale verità. Finché l’uomo tiene in considera­ zione solo il suo piccolo Io nei suoi pensieri e atti, la sfera della sua mente diverrà necessariamente ristretta. Tutte le no­ stre solite sette religiose sono fondate su considerazioni egoi­ stiche. Ognuno degli aderenti a tali sette cerca di ottenere un qualche beneficio spirituale, se non materiale, per se stesso. Ciascuno desidera essere salvato da qualcuno; innanzitutto egli stesso, e poi magari gli altri, ma prima di tutto la propria persona. La vera religione dell’Amore universale non conosce alcun « Io ».

Perfino l’elevato e lodevole desiderio di salire in cielo o di entrare nello stato di Nirvana è, dopo tutto, solo un’aspi­ razione egoistica, e finché l’uomo possiede desideri egoistici, la sua mente percepisce solo il proprio Io. Solo quando egli ces­ serà di possedere un « Io » illusorio e limitante, il suo vero dio diverrà illimitato e onnipresente, come lo spirito di Sapien­ za. Colui che aspira alla conoscenza illimitata deve sorgere al di sopra della limitazione.

Guardata da una tale altezza, la personalità diviene straor­dinariamente piccola, insignificante e di scarsa importanza.

L’uo­mo appare come la localizzatone di un’idea, le persone e i popoli come granelli viventi di sabbia sulla spiaggia di un oceano infinito. La fortuna, la fama, l’amore, la lussuria, ec­ cetera, assumono l’importanza di bolle di sapone e l’anima non ha alcuna esitazione ad abbandonarli come sciocchi giocattoli da bambini. Una tale rinuncia non può essere chiamata un sacrificio, in quanto i ragazzi e le ragazze una volta cresciuti non « sacrificano » i propri giocattoli e le proprie bambole, ma semplicemente non li desiderano più. Con l’espandersi del­ la loro mente, essi tendono a qualcosa di più utile; e cosi con l’allargarsi dell’anima dell’uomo, il suo ambiente e perfino il pianeta in cui vive, gli sembrano piccoli come un paesag­gio visto da lontano o da un’alta montagna, mentre nel con­ tempo il suo concetto di infinito diventa sempre più vasto e assume una forma gigantesca.

Questa espansione della nostra esistenza «ci priva di un paese e di un casa» rendendoci cittadini dell’immenso universo; ci separa dagli immaginari af­fetti per le forme periture dei nostri genitori e amici mor­tali, per unirci con le loro autentiche individualità per sempre come nostri fratelli e sorelle; ci solleva dai confini ristretti del­ l’illusorio fino al regno illimitato dell’ideale e, liberandoci dal­ la casa-prigione di insignificante argilla, ci conduce alla subli­me libertà e allo splendore della Vita Eterna e Universale.

Ogni forma di vita, compresa quella umana, non è altro che un fuoco in cui sono concentrate le energie del principio universale di vita e quanto più esse sono concentrate e com­ presse in tale centro, tanto meno sono in grado di manife­stare la loro attività, di crescere e di espandersi. L’uomo sod­disfatto, che impiega le proprie capacità solo per scopi egoi­stici, le contrae in se stesso e cosi facendo la sua mente di­ viene sempre più ristretta e insignificante, cosi che, perdendo di vista il tutto, perde di vista anche se stesso. Se, d’altro canto, una persona vive solo nei sogni, inviando le proprie forze nella regione dell’ignoto, disperdendole attraverso lo spa­zio, senza avere ottenuto una forza intellettuale, i suoi pensie­ri vagheranno come ombre nel regno dell’infinito e andranno perduti. Né il realista contento di sé, né il visionario sogna­tore e idealista afferrano la verità. Una crescita armoniosa ri­chiede l’espansione insieme a un corrispondente accumulo di energia.

Alcune persone possiedono un grande potere intellettuale, ma scarsa spiritualità; altre hanno grande spiritualità; altre anco­ ra hanno grande spiritualità, ma debole intelletto; gli eletti sono coloro in cui le energie intellettuali sono bene sostenute da un forte spirito. In pratica, dobbiamo innanzitutto imparare a com­ prendere le cose che desideriamo praticare, mediante l’osser­ vazione e le istruzioni ricevute.

La comprensione è il risultato dell’assimilazione e della crescita, non della memoria. La verità deve nutrire l’anima. Si tratta di un risveglio a uno stato di consapevolezza della natura delle cose che vengono a costitui­re parte del nostro stesso essere. Una persona giunta di sera in un paese straniero, risvegliatasi al mattino, dopo il riposo notturno, difficilmente comprenderà dove si trova. Forse, ha sognato di casa sua e di quanti vi ha lasciato e solo dopo aver aperto gli occhi e dopo essersi completamente ridestata alla consapevolezza del suo nuovo e strano ambiente, lascerà cadere le vecchie impressioni e comincerà a rendersi conto di dove si trova. Allo stesso modo, gli antichi errori devono sva­nire prima che la verità possa essere compresa. L’uomo co­mincia a esistere come essere spirituale consapevole quando inizia a esperire la vita spirituale.

Per divenire spirituale, la salute fisica, la crescita spiritua­le e l’attività spirituale devono andare di pari passo. L’intui­zione dovrebbe essere sostenuta da un intelletto non egoistico, la mente pura da un corpo sano.

Come conseguire tale fine non può essere insegnato da una scienza che tratta solo di effetti illusori e nemmeno da una credenza religiosa che si fonda su illusioni. Ciò viene, in­ vece, mostrato dalla Teosofia, la Religione della Sapienza di ogni epoca, il cui fondamento è la verità e la cui applicazione pratica è la meta più elevata dell’umana esistenza.

Questa Religione della Sapienza è stata ed è ancor oggi l’eredità dei santi, dei profeti, dei veggenti e degli spiriti il­ luminati di ogni nazione, quale che sia il sistema esterno di religione a cui essi hanno aderito. Essa fu insegnata dagli an­tichi Bramini, dagli Egiziani, e dagli Ebrei in templi e ca­verne; Gautama Buddha e Gesù di Nazareth la predicarono; essa formava la base dei misteri bacchici ed eleusini dei Greci, e la vera religione del Cristo eterno si fonda su di essa. È la religione dell’Umanità, che non ha nulla a che fare con opi­nioni e forme. Oggi, come anticamente, le sue verità sono frain­tese e mal rappresentate da uomini che si dichiarano maestri di altri uomini.

I Farisei e i Sadducei del Nuovo Testamento erano i prototipi dei sacerdoti e degli scienziati moderni. Og­gi, come allora, la verità viene quotidianamente crocifissa fra la superstizione e l’egoismo e distesa nella tomba dell’ignoran­za. Oggi, come allora, lo spirito si è allontanato dalla forma, scacciato da quanti adorano la lettera e ignorano lo spirito. La sapienza rimarrà per sempre una scienza segreta per gli idolatri che venerano la forma, anche se fosse annunciata dai tetti e predicata al mercato.

Il commerciante, tutto assorbito nei suoi interessi materiali ed economici, può essere circon­dato dalle massime bellezze della natura senza comprenderle; il ragionatore speculativo richiederà un segno senza scorgere i segni da cui è continuamente circondato. La tomba da cui ri­sorgerà il Salvatore è il cuore dell’umanità; se Dio nell’Umani­tà si ridesta all’auto-consapevolezza della sua Divinità, allora apparirà come un sole, spargendo la sua luce su una genera­zione migliore e più felice.

L’esistenza del potere magico della volontà buona proba­ bilmente sarà negata da pochi; ma se si ammette una Magia Bianca o benefica, una Magia Nera o malefica non è certo più improbabile.

Non è l’Uomo che esercita poteri magici buoni o cattivi, ma è lo spirito entro di lui che opera il bene o il male mediante l’organismo umano. Dio nel suo aspetto di causa prima è buono o cattivo a seconda delle condizioni in cui agi­sce, poiché se Dio non comprendesse il male come il bene, allora non sarebbe universale. Dio esegue cattive o buone azio­ni in accordo con la modalità in cui deve agire, allo stesso modo in cui il sole è buono in primavera quando scioglie le nevi e aiuta l’erba e i fiori a spuntare dalla scura terra, ed è cattivo se brucia la pelle del pellegrino nell’Africa tropicale o fa morire le persone d’insolazione. Dio provoca la sana cre­scita di un arto o la patologica diffusione di un cancro me­diante il potere della sua natura materiale non intelligente che agisce secondo la legge e non in base a capricci. La sapienza divina non diviene manifesta in ciò che non è divino o spiri­tuale. La coscienza non può rivelarsi in un corpo incosciente. Solo quando lo spirito nell’Uomo si è ridestato alla consapevo­lezza e alla conoscenza, l’uomo sarà in grado di controllare il proprio potere spirituale e di impiegarlo per il bene o per il male.

Quando una persona ha creato (o chiamato alla coscienza) in se stessa un potere spirituale, allora può usarlo nel bene o nel male. Ogni giorno leggiamo di persone che hanno im­ piegato notevoli capacità intellettuali per scopi vili. Osservia­ mo individui che ricorrono alla vanità, all’avidità, all’egoismo o all’ambizione di altri per renderli soggetti ai propri scopi. Li vediamo commettere omicidi o accendere guerre a solo pro­ prio beneficio o per raggiungere qualche oggetto della loro ambizione. Ma tali eventi appartengono più o meno alla lotta per la sopravvivenza. Non sono necessariamente pertinenti alla sfera della magia nera poiché di solito non sono provocati da un amore per il male assoluto, ma da un desiderio di un qual­ che beneficio personale. Veri maghi neri sono coloro che fan­ no il male per il gusto di farlo, che danneggiano gli altri sen­ za attendersi o senza ricevere alcun vantaggio per loro stessi. A questa classe appartengono il calunniatore e il diffamatore, il seduttore, colui che gode nel creare inimicizie in seno alla famiglia, chi si oppone al progresso e incoraggia l’ignoranza; tutti costoro sono stati giustamente chiamati i Figli delle Te­ nebre, mentre quanti compiono il bene per il piacere di farlo sono stati denominati i Figli della Luce.

La lotta fra la Luce e le Tenebre è antica quanto il mon­ do: nessuna luce può divenire manifesta senza le Tenebre e nessun male senza il bene. Il bene e il male sono la luce e l’ombra di un solo principio eterno di vita, e ciascuno è ne­ cessario affinché l’altro possa divenire manifesto. Il bene as­ soluto deve esistere, ma non possiamo conoscerlo senza co­ noscere la presenza del male. Il male assoluto non può esi­ stere, poiché viene contrastato dal potere del bene. Un’anima in cui non vi fosse alcun bene, si rivolterebbe contro se stes­ sa e le sue forze costituenti combatterebbero reciprocamente facendola a pezzi. Il Redentore dell’Uomo è il suo potere di fare il bene. Questo potere lo attrae verso ciò che è buono, e alla fine, quando la fonte suprema di ogni potere, da cui la vita all’inizio è stata emanata, ritrarrà tale attività -entro se stessa, i poteri delle tenebre soffriranno, e le creature della Luce diverranno una cosa sola con la loro sorgente.

Questa è la legge dell’evoluzione, che l’inferiore si svilup­pi in qualcosa di superiore; ma ciò può essere ottenuto solo mediante il potere di ciò che è sublime, ed è contenuto in germe entro la forma, su cui agisce di per se stesso dal di fuori. L’anima richiede un nutrimento esattamente come la for­ ma fisica e il cibo dell’anima discende dall’alto come la piog­gia, mentre la terra dal di sotto fornisce le condizioni per la sua assimilazione. In base alla legge dello spirito nel mon­do naturale, tutta la natura dovrebbe ricevere un tale alimen­to e, per mezzo di una manifestazione spirituale, dovrebbe sorgere fino allo spirito, mentre la materia dovrebbe fornire i gradini su cui salire. Questa manifestazione e questa eleva­zione avvengono nella misura in cui lo spirito di Dio diviene auto-consapevole nell’uomo, dotandolo di una percezione della sua natura divina, che lo condurrà alla fine a un riconosci­ mento di Dio.

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