Universalmente gli eventi correlati ai rapimenti alieni sono etichettati con la parola “abduction” e saranno spesso affrontati su Rupzo.
“Abduction” è un termine inglese che significa prelevamento, rapimento. Con esso si indicano tutti quegli eventi ufologici in cui uno o più testimoni (molto sovente si tratta di una coppia di persone, indipendentemente dal sesso) hanno un contatto con le entità animate di un UFO e vengono da esse prelevate a bordo dell’enigmatico oggetto con possibilità o meno di ritorno a terra, in sostanza un sequestro di persona in piena regola.
Si deve fare subito, a questo proposito, un primo distinguo: nulla a che fare hanno i casi di abduction con quelli di contattismo* vero e proprio.
Mentre i primi, come detto, sono azioni quasi forzate e a volte violente a causa delle quali il testimone viene trasferito a volte di peso e contro la sua volontà a bordo dell’UFO i secondi sono invece inviti veri e propri fatti dagli occupanti* al contattista* — e non quindi forzature della sua disponibilità — a salire a bordo del loro velivolo, onde visitarlo ed intrattenerlo con loro in conversazioni e discussioni svariate.
In genere, in gergo ufologico, si fa riferimento a questo secondo tipo di eventi con il termine anglosassone “Ride“, che letteralmente significa viaggio, escursione.
Nell’ottica del semplice ride si inquadrano, quindi, avventure tipo quelle di Adamski, Fry, Angelucci e tutti i molti contattisti che sostengono oltre che di essere saliti a bordo delle navi extraumane, di avervi anche compiuto fantastici viaggi spaziali, ora sull’uno ora sull’altro pianeta solare o al di fuori del nostro sistema.
Evidentemente la casistica abduction è — insieme a quella degli altri eventi detti di teleportation* — la più eccezionale ed eclatante dell’intero corpus di dati a disposizione degli ufologi, giacché, al di là del fatto intrinseco in sé di già clamoroso, sembra racchiudere la «summa» dei possibili accadimenti riscontrabili in un’esperienza ufologica: avvistamento, atterraggio, estrinsecazione di entità animate, contatto, comunicazione, interferenze a livello fisico e fisiologico, effetti indotti secondari di svariata natura, fenomenologie paranormali.
Nell’ambito del contesto ufologico i casi di abduction vennero inizialmente creduti delle vere e proprie baggianate, pazzie più o meno diffuse di visionari e psicopatici pronti a raccontare ogni genere di strampalatezze pur di godere di qualche momento di notorietà.
Questo atteggiamento, intimamente collegato alla non considerazione anche della più generale casistica in cui comparivano entità animate, si mantenne tale fino almeno alla metà degli Anni ’60 quando, con gli insorgenti fermenti delle nuove ipotesi interpretative della fenomenologia (tralasciando cioè l’ETH) si iniziò a dare maggiore consistenza alle dichiarazioni testimoniali e, per forza di cose, alle affermazioni — anche contattistiche — in cui si parlava di avventure UFO con occupanti.
Da quel momento in avanti i casi di incontro con alieni occupanti degli UFO vennero progressivamente a galla e la casistica registrò — forse proprio per la migliore accettazione che la critica e la ricerca dimostravano nei confronti di quei casi — un incremento a dir poco stupefacente. Addirittura nel 1973 in America si ebbe un’ondata inimmaginabile di eventi simili tanto che si battezzò questa clamorosa annata «the year of humanoid» ovvero l’annata dell’umanoide.
Gli incontri furono davvero tanti ed i casi di abduction molti, in proporzione.
Come detto inizialmente con abduction si intendono casi di sequestro con o senza ritorno del testimone.
Logicamente ci è dato conoscere solo quelli in cui il povero terrestre riesce in qualche modo a liberarsi o viene nuovamente rilasciato dalle strane entità, perché di quelli in cui il testimone scompare non si può che avere tracce e conoscenza solo a sparizione avvenuta e cioè secondariamente, non in modo diretto, per forza di cose, dal primo interessato. Intimamente collegata a questo discorso sta la considerazione che da sempre nel mondo scompaiono ogni anno centinaia di persone di cui non si riesce più ad avere alcun segno di vita, come se si fossero letteralmente volatilizzate nel nulla.
I vari luoghi della morte, poi, disseminati sulla superficie del nostro pianeta — Triangolo delle Bermuda, in testa, naturalmente — fomentano ancor di più questa elettrizzante oltre che drammatica possibilità.
Per molti autori questi luoghi sono vere e proprie trappole micidiali, appositamente tese nel nostro mondo dagli arcani visitatori per farci cadere uomini e manufatti terrestri a scopo di prelevamento.
È certamente un’immagine davvero poco confortevole, ma fino a che la scienza o chi per essa non riuscirà a dare una risposta alle spaventevoli e frequenti scomparse ogni speculazione anche le più apparentemente strampalate sembrano essere concesse.
La casistica di abduction è quindi notevolmente aumentata nel corso degli ultimi anni ed ora la storia ufologica può già contare un numero di eventi degni di credito assai significativo.
È chiaro che la valutazione in bene o in male del fatto è poi momento importantissimo da considerare e non è detto che con gli strumenti ed i metodi a disposizione dell’indagatore sia sempre possibile fare luce in modo incontrovertibile su quello che i testimoni sostengono, sulla loro reputazione e sulla loro parola, di aver realmente vissuto. Ma proviamo a vedere, seppure con sintesi, quali sono le indicazioni di maggiore peso offerte dalla casistica.
La casistica “Classica” dei Rapimenti Alieni
Ecco di seguito alcuni casi “classici” di rapimenti alieni avvenuti negli anni ’50, ’60 e ’70:
- 20 agosto 1962, località Duas Pontes, nei pressi della città brasiliana di Diamantina. Il piccolo Raimundo Mafra di appena 12 anni vive un’esperienza allucinante seppure indiretta. Il ragazzo, infatti, avrebbe visto il padre venire prelevato dagli occupanti di un disco volante. I 2 stavano tranquillamente riposandosi nella veranda di casa quando, all’improvviso, nel cielo erano comparsi 2 oggetti volanti non identificati che, fattisi vicino al suolo, avevano prelevato il povero genitore, fra le sue urla di terrore. Il giovane diede subito l’allarme, ma del padre non si ebbe più notizia. Il fatto increscioso è che il povero ricercatore d’oro brasiliano dopo il ratto non è mai più comparso, divenendo protagonista di un caso di abduction fra i pochi noti del tipo più drammatico e sensazionale, e cioè senza ritorno.
- notte del 15 ottobre del 1957, caso di Antonio Villas Boas*, contadino brasiliano che ebbe un rapporto sessuale con una provocante aliena, ed alla descrizione dettagliata del cui caso si rimanda alla voce relativa.
- 19 settembre 1961, una coppia di sposi Barney e Betty Hill* vennero prelevati da un UFO nel corso di un viaggio notturno a bordo della loro auto nel New Hampshire. Si veda, per i dettagli, la voce relativa.
- 3 dicembre 1967, periferia di Ashland nel Nebraska. Il poliziotto Herberth Schirmer sta pattugliando a bordo della sua auto lungo la statale 63 quando, verso le 2,30 poco prima di un incrocio i fari della sua auto illuminano u-na strana «cosa» davanti a lui. Pensando ad un furgoncino o a qualche autotreno in panne il poliziotto prende a lampeggiare ma non riceve alcun segnale di risposta. Incuriosito, allora, decide di scendere a dare un’occhiata. Ma non fa in tempo a mettere in atto il suo proposito che si vede comparire davanti degli strani esseri discesi dall’oggetto, alti non più di un metro e 30/40 centimetri, con il torace sporgente ed un a-spetto rozzo e muscoloso. Camminavano rigidamente, portavano un casco aperto sul davanti lasciando scoperti occhi magnetici simili a quelli di un gatto. Il loro aspetto in genere era di tipo o-rientale con labbra sottili e serrate. Terrorizzato Schirmer cerca di estrarre la pistola, ma, a parte l’impossibilità fisica di agire, viene immediatamente raggiunto da un raggio luminoso che lo blocca completamente. Anche l’auto, i fari e la radio vengono paralizzati. A questo punto viene prelevato e condotto sull’UFO dove, accolto bonariamente da un’entità con chiari compiti di comando, gli viene parlato del funzionamento dell’apparecchio, del suo equipaggio, della sua propulsione e della sua origine. Dopo di che è liberato e riportato a terra. Gli alieni inoltre gli avevano impresso una suggestione post-ipnotica per cui avrebbe dovuto precipitarsi al comando e stendere non l’esatto resoconto del suo allucinante incontro ma solamente il rapporto di un semplice avvistamento. Quando Schirmer rientrò al centro però tutti lo considerarono pazzo e, logicamente, nessuno gli credette. Comunque la notizia del suo caso si diffuse, e come aveva trascorso la fatidica mezz’ora mancante divenne un interrogativo pubblico. Fu invitato a Boul-der, nel Colorado, sede della già attiva Commissione Condon, e qui sottoposto a pratica ipnotica dal dottor Leo Sprinkle, il quale riuscì a ricostruire attimo per attimo la sua allucinante avventura. Al povero poliziotto l’incontro con l’UFO sconvolse letteralmente l’esistenza. Distrutto psichicamente dal trauma andò incontro ad una serie di disavventure incredibili: la moglie chiese il divorzio, la polizia lo esonerò ritenendolo pazzo, la gente prese a dileggiarlo, venne perseguitato dai cittadini di Ashland in modo cattivo, tanto che dovette addirittura sparire dalla circolazione e rifarsi, in pratica una nuova vita.
- 4/9 maggio 1969 riva del fiume Rio das Velhas, a poco più di 50 chilometri dalla città brasiliana di Belo Horizonte. Un giovane di 24 anni di nome José Antonio da Silva sta tranquillamente pescando nella calma e tranquilla mattinata di domenica. Indossa pantaloncini corti ed una maglietta, alla vita porta stretto un rosario. Dopo pranzo si sposta leggermente a ricercare una zona più pescosa e riprende il suo passatempo. È un militare, attendente del maggiore di polizia C. Ferreira. Verso le 15 però la sua piacevole parentesi di pesca subisce un brusco arresto. Ode dei rumori in un cespuglio, una specie di grugnito e quindi, subito dopo viene colpito da un’ondata di calore, scaturita da un raggio verde rosso paralizzante che gli blocca le gambe. Cade a terra e viene immediatamente prelevato da 2 strani esseri non più alti di un metro e 20 centimetri, vestiti con una tuta chiara e con un casco molto ampio che ricade loro fin sulle spalle, lasciando dei fori per gli occhi e presentando una specie di protuberanza a proboscide al posto del naso ed un tubo che passando sotto l’ascella va a finire in una sorta di scatola sulle spalle. Completamente sbalordito il ragazzo viene trascinato fin ad una radura dalle strane entità alle quali se ne è aggiunta una terza — forse quella che ha sparato — dove è in attesa una strana macchina a forma di rocchetto (di circa 3 metri di larghezza e 2,50 d’altezza). Senza tanti preamboli viene introdotto in essa e si ritrova in mezzo ai primi 2 alieni seduto su di un sedile liscio in una stanza vuota, mentre il terzo azionando delle leve poste al centro della camera mette in moto alcuni congegni propulsivi. Ad Antonio, intanto viene fatto indossare un casco sul volto. I 3 frattanto parlottano fra loro in modo incomprensibile. L’oggetto si solleva e decolla. Il viaggio pare durare circa un’ora, dopo di che finalmente si conclude. A questo punto al giovane attendente viene proibito di guardare e, ancora di peso — visto che si trova in una condizione di prostrazione fisica incredibile — viene condotto in un’altra stanza, ben più grande della precedente, di almeno 10/15 metri di lato. Qui gli viene consentito di vedere, sempre però mantenendo il casco, e gli si presenta una strana scena: alla sua sinistra — egli sta mezzo coricato su di una panca fra 2 a-lieni — c’è un grosso tavolo con i cadaveri di 4 uomini, alle loro spalle sulla parete vi sono alcuni disegni di animali, macchine, alberi, aerei e manufatti terrestri, a destra in fondo uno stranissimo congegno a forma di automobile, al centro una specie di tavolo-lavagna con un sedile e davanti a lui uno stranissimo ometto, alto circa un metro e 25 centimetri con barba e capelli foltissimi e rossastri che lo guarda interessato, il naso appuntito e la bocca larga da pesce e sembra essere ritenuto il capo della spedizione. Frattanto gli altri alieni che fino a quel momento avevano indossato sempre il casco, se ne liberano mostrandosi tali e quali — con barba e lunghi capelli, cioè — al loro capo. Antonio non pare spaventato, a parte la drammatica visione dei 4 corpi sul tavolo a sinistra, e gli sembra di ricevere u-na certa dose di tranquillità dalla visione dello strano essere. Vengono portati i suoi effetti personali di cui viene fatta una cernita e molte sue cose sono trattenute, carta d’identità compresa. A questo punto al terrestre viene chiesto qualcosa, in parte a gesti ed in parte simbolicamente — uno degli occupanti spara contro la parete di fondo con un tubo speciale che ciascuno di loro aveva — a proposito delle armi terrestri. Antonio allora si schermisce e si rifiuta di parlare e collaborare. Il capo, visibilmente scocciato lo costringe allora a bere una pozione in un bicchiere a cubo dopo avergli fatto togliere il casco. L’effetto è magico, di colpo il terrestre comprende il linguaggio alieno e soprattutto una tremenda richiesta: sarà costretto a lavorare 3 anni sulla Terra per loro, collaborando con i loro piani segreti d’invasione, poi altri 7 direttamente sulla loro nave per studiare a fondo i particolari e la loro concreta realizzazione. Antonio è terrorizzato e si rifiuta categoricamente di collaborare, incomincia a pregare col rosario che però gli viene strappato di mano ed attentamente analizzato. È a questo punto, quando cioè la tensione è massima, che gli compare una persona umana alta circa un metro e 70 centimetri e del tutto simile a Cristo, che gli dice parole di speranza infondendogli coraggio e ammonendo l’umanità intera. L’apparizione lo rincuora e si sente molto meglio. Intanto gli strani esseri — che non hanno modo di vedere l’uomo di Antonio — sembrano litigare accanitamente fra loro con molta veemenza. Pare stiano, in pratica, decidendo della sua sorte. Alla fine concludono per riportarlo sul disco primitivo e dopo un volo di ritorno a rovescio lo rilasciano finalmente e nuovamente a terra. È sfinito e privo di forza. Quando si riprende dal torpore e dalla stanchezza si ciba con qualche pesce, raccoglie la sua roba che si era trovato vicino e cerca in qualche modo di mettersi in contatto con qualcuno. È anche ferito alle spalle, nel collo ed a un ginocchio. Finalmente riesce a portarsi su una strada e a fermare un uomo. Alla richiesta di dire dove si trova cade letteralmente dalle nuvole: è nei pressi di Victoria, capitale dello stato di Espirito Santo a 360 chilometri di distanza da Belo Horizonte! E quel che ancora più lo stordisce è che è il 9 maggio, ossia ben 4 giorni dopo l’inizio della spaventevole avventura! Senza un soldo e senza alcun aiuto, un po’ a piedi e un po’ con l’autostop riesce in qualche modo a rientrare a casa. Fermato però dalla polizia e trovato privo di documenti non viene naturalmente creduto e subito arrestato. È grazie all’intervento del suo diretto superiore, Ferreira, che riesce a farsi rilasciare e a raggiungere, completamente sconvolto, la sua casa, il giorno 11 di maggio, dopo ormai un’intera settimana di inspiegabile e misteriosa assenza. Sul caso del ventiquattrenne attendente si scatenano tutti i ricercatori ufologici e si ipotizza una ridda di possibilità: realtà, menzogna, sogno, allucinazioni. Ad ogni buon conto anche gli studi approfonditi di 2 specialisti del settore i brasiliani H. Briant Alexio e Walter Buhler sembrano esprimersi positivamente: Antonio ha realmente vissuto ciò che dice di aver passato nei 5 spaventosi giorni di prigionia presso i minacciosi alieni. Il tutto è noto anche con il nome di abduction di Be-bedouro.
- 11 ottobre 1973 i 2 amici ed operai Charles Hickson e Calvin Parker, mentre stanno tranquillamente pescando avvistano un UFO. Da quel momento inizia un’avventura fantastica ai limiti della realtà. Si veda la voce Pascagoula, caso ufologico.
- 25 ottobre 1974 pressi di Rawlings, nello Wyoming. Il giovane Carl Higdon sta cacciando in una riserva, quando all’improvviso gli si para dinanzi una stranissima creatura aliena. Puntandogli contro una specie di pistola o aggeggio simile ad un lungo dito lo immobilizza completamente per condurlo all’interno di un singolare oggetto, dalla forma di un cubo di poco più di 2 metri di lato al cui interno trova altre 2 creature. Qui giunto gli viene rivelata l’origine extraumana della spedizione e detto di prepararsi ad un fantastico viaggio interstellare per raggiungere il loro pianeta d’origine posto a 163 mila anni luce di distanza dalla Terra! Higdon, a questo punto, incomincia a sentirsi male, anche fortemente danneggiato e disturbato dalla violentissima luce che regna nell’abitacolo e dà in smanie. È allora ripreso di forza e riportato all’esterno. Riavutosi dallo choc cerca immediatamente aiuto e per molti giorni è preda di violenti disturbi nervosi e forti mal di testa. Per ben 2 volte pure Higdon, come Schirmer e molti altri, venne ipnotizzato dal dottor Sprinkle* con buon successo. L’esaminatore ebbe quindi a dire: «Per ciò che è emerso dal processo ipnotico devo affermare che il soggetto mi pare in assoluta buona fede e non può che aver detto la verità, viste anche le drastiche reazioni emozionali palesate nelle sedute, difficilmente ottenibili in modo così genuino se l’avventura si fosse fondata su menzogne precostituite».
- 5 novembre 1975 pressi di Herber, Foresta Apache, in Arizona. Protagonisti dell’avventura 7 operai della Foresta Nazionale Apache, a bordo di un furgone coinvolti nell’avvistamento di un disco volante a bassissima quota dalle dimensioni di circa 5 metri di diametro per 3 di altezza, sulla cui superficie sembravano spiccare dei simboli illeggibili ed incomprensibili. Affascinati dal tremendo spettacolo dell’UFO bianco giallastro che fluttua nel cielo a pochi metri da terra i 7 ragazzi osservano ammaliati, ma uno di essi, Trevis Walton, ha uno scatto improvviso. Scende rapidamente dal camioncino e corre a tutta velocità verso l’oggetto sconosciuto fra le grida di richiamo degli amici. Fatta qualche decina di metri però un raggio azzurro si sprigionava dalla cosa andando a colpire Walton in pieno volto, alla mascella. L’uomo cade stramazzando al suolo come morto, i compagni allibiti e terrorizzati perdono la testa, ingranata la marcia scappano a tutto spiano abbandonando l’amico al suo triste destino. Fatto qualche chilometro però vengono assaliti dal rimorso, invertita la marcia ritornano sul posto per soccorrere Travis ma non lo ritrovano, si è come smaterializzato. Volano allora dallo sceriffo Marvin Gillespie a raccontare ogni cosa. Lo scetticismo del poliziotto però viene smontato non solo dall’effettiva mancanza ed irreperibilità di Walton ma anche dal fatto che i suoi amici sottoposti alla prova del lie-detector superano brillantemente il test.Iniziano allora le ricerche con ogni mezzo possibile, a cavallo, a piedi, in auto e persino in aereo! Tutto è però inutile. Si deve attendere fino all’I 1 novembre per avere nuovamente notizia del rapito. Telefona alla sorella con voce concitata e le narra ogni cosa. Dopo essere stato colpito al volto dal raggio luminoso dell’UFO era crollato al suolo privo di sensi. Ridestatosi si era trovato all’interno di una stanza inondata da una forte luce ed alla presenza di 3 esseri alti almeno un metro e 50 centimetri del tutto simili a feti giganteschi e ben proporzionati, vestiti con delle tute rossastre. Intuendo di essere prigioniero a bordo di un’astronave aveva allora tentato la fuga ma era stato immediatamente trattenuto. A quel punto era stato prelevato da un quarto personaggio simile ai precedenti ma più alto e vestito di blu scuro che lo aveva condotto in una stanza/planetario dove lo aveva fatto accomodare su di una poltrona corredata di pulsanti e leve. Lasciato solo aveva allora a-zionato qualche congegno della strana poltrona e davanti ai suoi occhi erano comparse immagini pazzesche: strane linee che si incrociavano, stelle, pianeti, soli ed infine scene incredibili che lo avevano terrorizzato. Finito l’incubo delle proiezioni era ricomparso l’alieno in blu che gli aveva fatto cenno di seguirlo fuori dell’UFO. All’esterno un’altra scena fantastica: in un’immensa radura stavano immobili a terra decine di altri dischi del tutto simili a quello su cui era prigioniero. Rientrato, infine, era stato condotto inun’altra camera e disteso su un tavolo, tipo quelli operatori, e qui certamente gli era stato somministrato dell’ipnotico tramite una maschera perché era svenuto, perdendo completamente i sensi. Quando si era ridestato era in a-perta campagna nei pressi di una strada e TUFO era ancora visibile, anche se stava per allontanarsi nel cielo. Era allora corso a perdifiato verso qualche casa e non appena gli era stato possibile aveva telefonato. Il tutto si era protratto, senza che naturalmente se ne fosse reso conto, per ben 5 giorni! Il caso suscitò un interesse a dir poco eccezionale e mosse nuovamente le acque dell’ufologia in modo scalpitante. Sottoposto ad ipnosi Walton superò la prova ma suscitò alcuni dubbi sulla genuinità del suo racconto quando rifiutò di sottoporsi al lie-de-tector. Dopo una prima tornata di esperimenti ne seguì una seconda, questa volta in grande stile. Ecco solo alcuni degli studiosi che si occuparono dell’evento: il dottor Jean Rosenbaum, psichiatra che disse: «Non è una frode è tutto vero, ma, secondo me, la sua verità. Walton ha vissuto una crisi di vita come la morte, il divorzio o un grave travaglio spirituale e senza dubbio ne ha riportato un segno profondo». Il dottor James H. Harder dell’APRO* esperto di ipnosi, il professor Warren Gorman esperto in psichiatria legale che si trovarono concordi nel dire che il ragazzo e-ra stato realmente rapito; il signor John C. McCharty esperto di poligrafi che ritenne l’evento una frode; il dottor Lester Stedward che, andando ancora oltre, parlò di inganno premeditato non solo di Walton ma anche di tutti i suoi compagni;l’ingegnere Philip Klass*, noto oppositore degli UFO che, coerentemente alle sue convinzioni, stigmatizzò il caso come una colossale montatura neppure ben riuscita (individuò a suo dire un’enorme quantità di screpolature interne). Walton fu sottoposto, comunque, poi ad ogni genere di prova: lie-detector, ipnosi, esami clinici, esami psichiatrici ed altre ancora, in parte le superò ed in parte no, lasciando dubbiosi tutti coloro che già in partenza sospettavano di lui. Sta di fatto comunque che il giornale National En-quirer che aveva promosso una campagna con un premio di ben 5 mila dollari per il migliore e maggiormente provato caso di abduction aggiudicò la posta proprio al caso Travis Walton.
L’elenco potrebbe ampiamente continuare, (caso Charles Moody, caso dei fratelli Steiner, caso di Garden Grove, caso Dawson, caso Larrubia…) ma è bene fermarci qui, anche perché la dinamica degli eventi, alla fin fine, è poi sempre la medesima e non offre ulteriori spunti di novità.
Proviamo, piuttosto, ora a trarre qualche considerazione generale sul fenomeno abduction in sé e per sé da ciò che la casistica sembra palesare.
Le apparenti costanti dei vari Rapimenti Alieni
Volendo ricercare ed individuare qualche parametro definibile come costante, possiamo grossolanamente affermare che il primo punto che accomuna i vari casi di abduction sia il seguente:
A prescindere dalla possibile origine, dall’apparenza, dalla morfologia, dal modo in cui il testimone viene trattato, le entità che compiono il sequestro, presentano tutte una caratteristica innegabile: la curiosità. Immancabilmente, infatti, il povero terrestre viene sottoposto sempre ad esame clinico sia svolto in senso tradizionale (caso Hill) che in modo particolare (caso Pascagoula). Sembra cioè che la persona umana, con le sue caratteristiche fisiologiche e psicologiche interessi moltissimo questi esseri che mostrano di voler imparare a conoscerci a fondo (non si dimentichi che molte volte sono stati osservati alieni intenti proprio a prelevare campioni di vegetazione e di fauna, proprio come se stessero eseguendo piani di rilevamento totali del nostro pianeta).
Ecco le altre caratteristiche comuni ai vari rapimenti alieni:
- I soggetti perdono quasi sempre conoscenza nel momento del contatto a causa di qualche raggio o forza misteriosa che li investe e pare impadronirsi in modo irresistibile delle loro forze e di ogni reazione del loro corpo. La riprendono poi all’interno dell’UFO per rismarrirla ancora una volta all’atto del rilascio.
- I testimoni in genere rammentano solo una parte infinitesima di ciò che hanno vissuto — se non addirittura nulla come i coniugi Hill — e solo con l’uso di opportuni mezzi indagativi come l’ipnosi o la macchina della verità si riesce a far loro ricostruire l’intera vicenda. Ciò si direbbe determinato da un comando ipnotico suggestivo imposto dalle entità rapitrici ai soggetti esaminati, affinché dimentichino a livello consapevole ciò che hanno sperimentato. In genere è proprio il «buco» temporale a mettere in guardia i protagonisti di questo tipo di avventure ed a farli decidere di consultare un terapeuta o ipnotista.
- Il tempo sembra subire nel corso dei contatti di abduction u-na evidente e violenta distorsione il più delle volte intesa come contrazione. Per alcuni testimoni (caso Bebedouro e Walton) trascorrono intere giornate senza che se ne rendano conto assolutamente e grandissima è la loro agitazione e la loro sorpresa quando si avvedono quanto tempo invece sia effettivamente trascorso.
- Il fenomeno seppure evidenzi a tratti una pura natura psichica e psicologica — se non addirittura paranormale — non sembra però potersi limitare ad una giustificazione di questo tipo soltanto. Le componenti fisiche e percettive obiettive sembrano essere reali, sebbene non disgiunte da molte altre psichiche. Lo testi-monierebbe, tra l’altro, anche l’estremo pathos fisico ed emozionale che i soggetti tendono a mostrare una volta sottoposti ad ipnosi, nel rivivere la loro esperienza allucinante.
- Ciò malgrado non esiste alcuna prova fisica e materica certa, indiscutibile a conforto degli eventi di abduction. Nessuno dei soggetti è mai riuscito ad ottenere qualche manufatto o qualche reperto alieno, appartenente alle entità, con il quale una volta ritornato a terra poter convincere della reale obiettività della sua avventura. La sola signora Betty Hill sembra essersi rammentata dell’utilità di una prova del genere e nel corso del suo prolungato discorso telepatico con il comandante della nave spaziale gli chiese di ottenere prima di andarsene il libro di bordo che le era stato mostrato, ma, sebbene in un primo momento le venisse promesso, poi, le venne rifiutato.
Nella casistica di abduction, l’ufologia entra in una dimensione che sembra appartenere più all’irrealtà ed all’assurdo che non al nostro mondo ed alla logica, sebbene spinta ai limiti, della nostra realtà.
Le vicende, gli esseri e le circostanze che animano tali eventi mescolano così tanti ingredienti dalle sfumature così strane (misticheggianti, occulte, misteriosofiche, iniziatiche, parapsicologiche, psichiche, religiose…) da lasciar completamente interdetto l’investigatore, quand’anche già preparato e scafato alle singolari assurdità ed ai controsensi unici, del campo di ricerca.
Con i casi di contattismo* e di teleportation* ci troviamo di fronte agli estremi massimi della casistica, alle provocazioni più violente che da essa ci giungono, alle sfide più impenetrabili per la mente e la razionalità umana ormai da oltre 30 anni inutilmente impegnata in una lotta verso la scoperta della verità che si nasconde dietro all’enigma del secolo, come ebbe a definire il problema ufologico il compianto professor McDonald*.

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